Vorrei avere la gioia di R. e il sorriso di S.
Vorrei essere vivace come Z. e dolce come M.
Vorrei avere la tenerezza che R. ha con tutti gli altri bimbi.

Vorrei avere la forza d’animo dei due gemelli incontrati al Seme. Partiti dal Pakistan lungo la rotta balcanica, separati dal destino e infine riuniti a Milano, in piazza Leonardo, a pochi passi dalla città universitaria e ignara.
Vorrei avere il loro sguardo e vorrei, anche solo per poco, poter toccare con mano la sofferenza grande che questo sguardo non riesce del tutto a nascondere.

Vorrei essere nel fumo delle sigarette che sempre sono accese a casa Nazareth. Portare via, dissolvere nell’aria i pensieri e le fatiche delle giovani ospiti.
Vorrei imparare da loro che il desiderio di vivere è più forte di qualsiasi circostanza.

Vorrei che le amicizie e le relazioni nate durante il cantiere siano come radici di un albero buono.

Infine, vorrei avere lo sguardo e l’energia di Sara, l’entusiasmo gioioso di Elena, la passione di Giorgia, la bontà silenziosa e disponibile di don Giuseppe.
Da loro ho imparato tanto.

Vorrei semplicemente dire grazie.

Andrea