Asad ha compiuto 18 anni presso la Comunità per MSNA “Il Seme” dove è arrivato quando ne aveva quasi 15.
Asad viene dal Pakistan, da un piccolo villaggio vicino alla città di Lahore. È arrivato in Italia dopo un lungo e faticoso viaggio a piedi lungo la rotta balcanica, in ogni paese ha dovuto fermarsi a lungo, in Turchia, in Grecia, in Bosnia, sia per guadagnare il denaro sufficiente per proseguire il viaggio, sia per la difficoltà incontrata nell’attraversamento dei confini.
Ho fatto tanta fatica a camminare sulle montagne e nei boschi senza cibo e senza acqua”.
Quando è arrivato in comunità parlava solo qualche parola di inglese, era molto magro dopo il lungo viaggio e aveva diversi problemi di salute.

Dopo poche settimane, Asad ha iniziato a studiare l’italiano, ha frequentato diversi corsi ed è riuscito ad ottenere la licenza media presso il CPIA di via Satta. Ora frequenta un corso professionale per la riparazione dei veicoli a motore presso l’istituto CAPAC.
Vorrei prendere il diploma e iniziare a lavorare in un’officina. Sono tre anni che studio e questo è il quarto anno. Per aiutarmi a venire in Italia i miei genitori hanno fatto molti debiti. Anche l’alluvione che ha colpito il Pakistan ha fatto molti danni e i miei sono dovuti andare a vivere con degli zii. Spero di iniziare a lavorare presto e di poterli aiutare”.

È l’estate del 2022. Il parroco di San Pio X e San Giovanni in Laterano, in zona Città Studi a Milano, invita i ragazzi ospiti della comunità “Il Seme” a partecipare come animatori all’oratorio estivo, complice il progetto “Tessitori di comunità” che prevede la costruzione di legami sociali tra i giovani del quartiere.

Era la prima volta che facevo un’esperienza con i bambini italiani e anche qualche straniero. Questi non venivano dal mio stesso paese ma dal Sudamerica, dalla Spagna, dalla Germania e dagli USA. Il primo giorno da animatore mi sentivo molto timido e provavo vergogna, perché erano tutti più piccoli e mi sembrava che mi guardassero male o come se io fossi diverso, strano. Quando mi rivolgevo ai bambini non mi rispondevano e quando li salutavo spesso scappavano via e non capivo la ragione di questo comportamento. Col passare del tempo ho iniziato a conoscerli tutti per nome e loro hanno iniziato a conoscere me. Dopo qualche giorno, quando arrivavo giù in oratorio i bambini mi accoglievano contenti e con grandi abbracci e tutti mi chiamavano per avere la mia attenzione. Dopo un paio di settimane riuscivo a farmi ascoltare dai bambini e ad aiutarli nei loro giochi: ho trovato una strategia che mi ha permesso di scherzare e allo stesso tempo chiedere a loro di rispettare le regole delle attività. Ho osservato che i bambini qui in Italia sono molto sensibili e spesso piangono per cose che a me sembrano di poco conto. Ho imparato tante cose: quando avrò un figlio o una figlia penso che mi ricorderò di come sono riuscito a entrare in relazione con loro in modo divertente, ma significativo. Inoltre, stare con i bambini mi ha aiutato ad imparare meglio l’italiano e il modo che hanno loro di parlare con tante espressioni molto colorate.”