Karime ha 17 anni. In Egitto ha frequentato la scuola fino alla prima superiore, poi ha lavorato saltuariamente come barista e manovale. Ma gli sembrava che il suo contributo non fosse sufficiente a dare una mano ai suoi genitori e a quella sfilza di fratelli e sorelle più piccoli: Karime è il primo di sei figli, l’ultimo nato poco più di un anno fa. Ma lui non lo ha mai incontrato di persona, perché un giorno, prima della sua nascita, ha deciso di partire da solo per l’Italia.
Inizia il lungo viaggio che porta Karime a Milano, fatto di tappe, attese, timori. Dalla sua città natale raggiunge a pedi la Libia, dove per circa 50 giorni aspetta chiuso in un magazzino il suo turno per la partenza, viene picchiato, ha paura di essere ucciso. Durante la traversata, il motore della barca su cui viaggia con altre 65 persone ha un’avaria e di nuovo ha paura di morire in quel mare senza fine. Ma poi sbarca a Lampedusa: viene accolto nell’hotspot, poi in una comunità per minori in Sicilia, dove però non riesce a legare con gli altri ragazzi. Ha sentito parlare di Milano da tanti suoi connazionali e così, dopo sei mesi, riparte. Viaggia per due giorni in treno, senza biglietto, ed evita i controlli scendendo spesso durante le fermate per non farsi vedere. A Milano approda prima in un centro di prima accoglienza e poi nella nostra comunità “Martignoni”.
Inizia una nuova tappa del viaggio di Karime. All’inizio fa fatica ad adattarsi al nuovo contesto, emergono alcuni tratti fragili della sua personalità, sperimenta l’uso di sostanze stupefacenti. Gli operatori gli propongono di parlare con uno psicologo, ma lui rifiuta. Nello stesso tempo, però, si affida agli educatori: comincia a frequentare i corsi per imparare l’italiano, accetta di studiare con i volontari durante l’estate, fino ad ottenere, seppure con qualche difficoltà, il diploma di terza media presso il CPIA.
Karime piano piano ritrova la serenità che gli permette di ricominciare a prendersi cura di sé e della propria igiene, impara l’importanza del rispetto degli orari e delle regole di convivenza, della collaborazione all’interno di quella grande casa che è la comunità, dedica attenzione agli spazi di vita personali e comuni.
Intanto Karime è stato segnalato per una borsa lavoro presso una carrozzeria. È contento, perché riesce a inviare i soldi alla sua famiglia, ma è anche confuso: gli piacerebbe andare avanti a studiare, ma nello stesso tempo vorrebbe trovare un lavoro, per iniziare a costruire le basi per un futuro di autonomia.
Da qualche settimana a Karime è stato proposto un percorso propedeutico all’affido familiare attraverso un progetto di Caritas Ambrosiana. È questa la prossima tappa del suo viaggio, che Karime sta affrontando con grande partecipazione ed entusiasmo, nella speranza di trovare maggiore stabilità e sicurezza, una nuova casa.
FOTO: Andrea Lavaria