La storia di Michela assomiglia a quella di tante altre ragazze accolte nella nostra comunità: una mamma che non riesce a occuparsi di lei, travolta dall’alcool e dalle relazioni extraconiugali, un papà presente, ma che non è capace di essere per lei un punto di riferimento educativo.
Michela arriva a Casa Nazareth dopo un’adolescenza difficile, quando la consapevolezza che accompagna la crescita l’ha portata a cercare di ribellarsi alla sua situazione: ha smesso di andare a scuola e gli atteggiamenti aggressivi e violenti sembravano aver preso il sopravvento sulla sua capacità di stare insieme agli altri. Ma nello stesso tempo Michela provava con tutta sé stessa a fidarsi di quegli adulti che intorno dicevano di volerle bene, delle educatrici che “le stavano addosso”, ma in fondo erano sempre lì, quando sentiva di non riuscire più a contenere tutte le emozioni che la attraversavano. Erano lì per ascoltare le sue parole, le sue lacrime, a volte anche la rabbia che esplodeva incontrollabile.
 

In questo difficile equilibrio Michela ha visto avvicinarsi la soglia dei 18 anni. Forse per la prima volta si è trovata davanti alla possibilità di prendere lei stessa una decisione per il suo futuro.
Nel profondo del suo cuore avrebbe voluto tornare a casa, è il desiderio che custodisce da sempre, da quando è entrata in comunità, nonostante le fatiche e le difficoltà che ha attraversato nel rapporto con la mamma, ma le condizioni in cui si trovava la sua famiglia in quel momento non lo consentivano.
Così Michela ha chiesto e ottenuto il prosieguo amministrativo. Dentro di lei, la tristezza per il fallimento di quel sogno, si mescola a quella strana sensazione, fatta di gioia, paura, attesa, speranza, quella che ti prende lo stomaco quando sai che devi raggiungere un traguardo, affrontare una sfida importante. 
 

I lunghi mesi trascorsi in comunità hanno aiutato Michela a capire che non era ancora pronta per affrontare la strada verso la vita adulta totalmente da sola.
E così, ancora una volta, ha scelto di affidarsi. Ha riconosciuto nel Glicine una grossa opportunità per il suo futuro: quella di vivere con altre ragazze, ancora accompagnata e sostenuta dalle educatrici, ma in un ambiente più libero in cui sperimentare spazi di autonomia e responsabilità. Ogni giorno porta con sé un nuovo equilibrio, tra il cercare la giusta distanza con le educatrici e imparare a darsi delle priorità, ad occuparsi degli spazi propri e comuni, a rielaborare il proprio vissuto e a dare il nome alle proprie emozioni. Il suo obiettivo ora è terminare la scuola e iscriversi all’università, poi chissà.