Nel mondo dei servizi di sostegno ai ragazzi e alle famiglie, ci sono anche i centri diurni, dove l’accesso dei ragazzini non è libero, ma in accordo con i servizi sociali, e dove questi bambini e ragazzi sono accompagnati con un piano educativo individuale. Esattamente come i famosi PEI della scuola. Ma come le scuole, anche i centri diurni però sono chiusi. E i ragazzi, a casa da scuola, restano anche senza il loro progetto educativo.

A Milano, nel quartiere di Villapizzone, è chiuso il centro diurno Chora, gestito dalla cooperativa Farsi Prossimo e che normalmente segue 14 ragazzi in età da medie e superiori con contesti o famiglie fragili alle spalle.
Chiuso fisicamente, ma gli educatori continuano e seguirli virtualmente.
«Si parla di “didattica a distanza”, ma il nostro lavoro attualmente è un “percorso educativo a distanza” – racconta Roberto Vavassori, educatore del centro Chora – Seguiamo i ragazzi nei compiti e nel supporto allo studio, abbiamo organizzato momenti di aiuto sia in gruppo, sia individuali, ma andiamo molto più in là».

Gli educatori usano piattaforme di videochiamate collettive per garantire la comunicazione in gruppo.
Si sono organizzati in gruppetti più piccoli rispetto al totale dei ragazzi, sei o sette persone per volta, e insieme svolgono esercizi o compiti quando i ragazzi appartengono a una stessa classe, oppure propongono la lettura di un brano o di un articolo di giornale e lo commentano insieme. Qualche volta osano anche la recensione di un libro o il commento di una poesia.
Ma non solo scuola. Al centro Chora, prima del coronavirus, i ragazzi imparavano a stare insieme anche al di là dello studio.C’era il pranzo insieme, e ognuno aveva l’impegno di apparecchiare e sparecchiare, c’erano i turni, le regole. C’erano anche attività di gioco e laboratori.

Adesso si tratta di stimolarli in attività concrete a casa. Sempre in collegamento, si fanno laboratori di cucina, attività fisica o giochi di gruppo. Per non stare troppo attaccati agli schermi, perché  – dicono i genitori – tra lezioni e compiti ce n’è già abbastanza.

«Una ragazza che fa scuola di pasticceria ci ha guidati in un laboratorio di panificazione (Roberto, nella foto, dopo la lezione di cucina). Proponiamo attività di ginnastica e palestra in casa. Lanciamo anche delle challenge – racconta Roberto – Ad esempio, una settimana abbiamo scelto come tema il mare e tutti hanno scattato una propria foto in versione estiva. Riusciamo anche a organizzare dei giochi di gruppo».

Ma, come nelle classi, anche in questi gruppi educativi c’è il problema di perdere i ragazzi.
«Non sempre riusciamo ad avere il gruppo fisso, dipende dagli orari delle lezioni dei ragazzi, o dai problemi di linea.
C’è una ragazza che non riusciamo a raggiungere perché non ha il wifi in casa e la connessione dati del cellulare la centellina per i collegamenti con la scuola. Teniamo il contatto tramite whatsapp anche per i compiti, ci arrangiamo condividendo foto dei quaderni e parlandoci solo per telefono».