respirare emozioniLe mamme di Casa Suraya sono donne di Paesi diversi, Pakistan, Nigeria, Azerbaijan, Angola, Ucraina, El Salvador. Parlano lingue diverse, sui loro volti portano tutte le sfumature della pelle umana. Qualcuno porta il velo, qualcuno lo toglie, qualcuno ha i capelli corti e colorati.
Hanno in comune il lungo viaggio che hanno dovuto percorrere prima di arrivare a questa nuova Casa, attraversando deserti e città, scalando montagne, solcando mari, cadendo, ferendosi, rialzandosi. E hanno in comune l’essere madri di bambini, che come loro, e forse più di loro, sono alla ricerca della felicità e del futuro.

Hanno accolto l’invito delle operatrici di Casa Suraya, si sono sedute per terra in cerchio e hanno accettato di intraprendere un nuovo viaggio, nel mondo delle emozioni, per i loro figli, insieme ai loro figli.

Ci sono emozioni colorate come il cielo sereno, come l’erba, come il sole, altre scure, del colore della notte, del temporale, della terra bagnata.
Ci sono emozioni che fanno battere forte il cuore, come quando si corre forte forte senza fermarsi, emozioni che scaldano come una risata, emozioni che mettono tutto sottosopra e creano tanta confusione, emozioni pesanti come le lacrime e altre leggere come le bolle di sapone.
Ricordare, raccontare, condividere, giocare, disegnare, colorare, ritagliare, incollare, correre, fermarsi, sentire il proprio corpo, riappropriarsi del respiro: mamme e bambini, insieme, per mano a riconoscere e rielaborare vissuti e sentimenti, ad attribuire loro un nome. Perché le emozioni e gli affetti parlano un linguaggio universale, che va oltre gli alfabeti e le lingue, oltre qualsiasi differenza e barriera, e accomuna tutti gli esseri umani, grandi e piccoli, in un cerchio che crea legami.

Ci vogliono coraggio, forza e determinazione per scegliere di intraprendere e compiere davvero il viaggio nel mondo delle emozioni, soprattutto se questo significa ricordare e raccontare il dolore vissuto: lasciarsi attraversare, imparare a nominare la paura, la tristezza, l’angoscia, la rabbia, e così scoprirsi meno soli.
Le donne di Casa Suraya sono partite insieme per questo viaggio, ancora una volta, non si sono fermate di fronte alla stanchezza, al timore e alla fatica di non riuscire a capire le parole. Hanno scelto di fidarsi e camminare, con il coraggio e la forza delle madri, per essere il “porto sicuro” dove i loro figli possano tornare, riposare, ritrovare pace. Hanno preso per mano, hanno abbracciato, accarezzato, hanno appoggiato una mano sul cuore… semplici gesti di pura affettività, capaci di curare la paura, l’insicurezza, l’angoscia, anche quelle più antiche.
E insieme alle donne, le operatrici di Casa Suraya hanno scelto ancora una volta di essere “porto sicuro” per grandi e piccoli, per aiutare a comprendere, sostenere, incoraggiare, accompagnare nel viaggio.

Mamma, prendimi per mano, tienimi stretto, portami a scoprire il mondo, a ritrovare i colori e le cose belle intorno a me… con te non ho più paura!

(Domenica 18 aprile 2021 – Laboratorio gestito dalla dottoressa Carmela Baldinu dell’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management presso Casa Suraya con il contributo di Save The Children)