di Elena Jona operatrice dell’Ortoprossimo
C’era una volta un signore molto saggio, il suo aspetto lo tradiva: smilzo, di statura media, umile nei modi. Nessuno avrebbe mai pensato che dentro a quel corpo esile e minuto si potesse celare un carattere deciso e determinato.
Il suo viaggio inizia tanto tempo fa, in una caserma alle porte della città di Asmara. La vita qui è durissima: sveglia alle 4.00, sette giorni su sette, trecentosessantacinque giorni all’anno. Addestramento, esercitazioni, parate, questo scandiva la sua vita; e la sera nelle poche ore di tempo libero di corsa in città per fare piccoli lavoretti per guadagnare qualcosa per la famiglia. Sì perché il misero stipendio da militare viene suddiviso in tre parti, e quel 30% destinato alla moglie e ai figli non basta neanche per fare la spesa.
Allora un giorno il signore molto saggio è costretto a prendere una decisione importante, quel tipo di decisione che cambierà la sua vita per sempre. Partire per l’Europa nella sola speranza che gli rimane: preparare la strada ai suoi due bambini piccoli, costruire per loro un futuro possibile.
Etiopia, Sudan, Libia, Mediterraneo, Italia, Sicilia, Milano.
Il signore molto saggio, grazie alla sua determinazione riesce a sopravvivere ad un viaggio estenuante; nelle prime fasi del viaggio la sua” fortuna” è rappresentata da un cospicuo gruzzolo di soldi – guadagnati in anni di duro lavoro – che gli permette di aprire strade davanti a sé, nonostante il deserto del Sudan sia durissimo. Anche in Libia trascorre “solo” poco meno di un mese e poi il mare.
Approdato a Milano, dopo un breve periodo in un centro di prima accoglienza, per ottenere i documenti, il signore molto saggio entra nel progetto SPRAR. La sua pacatezza e la sua serenità nell’affrontare ogni cosa gli permettono fin da subito di farsi voler bene da tutti; gli operatori e i volontari del centro, gli abitanti del quartiere, chiunque lo incontri e abbia occasione di ascoltarlo rimane affascinato dalla sua saggezza. Le sue parole sono sempre ricche di benevolenza, lungimiranti, i suoi discorsi costruttivi.
L’uomo saggio aveva una sua precisa e dichiarata filosofia di vita: ciascuno di noi in ogni preciso momento della nostra esistenza si trova ad avere una persona “sopra” e una persona “sotto”, la prima è la persona che ti consiglia, la persona che, avendo più esperienza, può indicarti la strada migliore; la seconda invece è quella persona che ti è stata messa accanto perché da te possa essere consigliata e aiutata nel momento del bisogno. Questo è lo stile di vita dell’uomo saggio: talvolta ascoltare con attenzione e pazienza, talvolta consigliare e suggerire.
L’incontro tra l’uomo saggio e l’orto avviene in un pomeriggio d’estate: durante il progetto di formazione l’uomo saggio si distingue per la sua velocità nell’apprendere le pratiche di base per la cura e per la gestione dell’orto. Si poteva pensare che in Eritrea avesse fatto il contadino per anni; e invece, tutto aveva fatto per sopravvivere, tranne che il contadino.
Con lui e la sua paziente ed attenta presenza, l’orto cresceva rigoglioso; gli abitanti del quartiere erano meravigliati: quello che per anni era stato un luogo abbandonato e utilizzato come discarica, si era trasformato in un posto magico. Profumi, colori, suoni, e poi lui… l’uomo saggio rendeva quel posto ancora più bello. Sembrava quasi che i suoi modi dolci si riversassero fin dentro la terra, e da lì verso l’alto, lungo tutte le piante, fino a far brillare i colori e a sprigionare gli odori.
L’uomo saggio riuscì perfino a farsi apprezzare dal vecchio e schivo contadino ottantacinquenne, vicino di orto; si trovavano spesso lungo le prose, con le schiene chine, e raccogliendo la verdura ormai pronta chiacchieravano. Il signore molto saggio non si tirava mai indietro: prestissimo la mattina una scappata ad accendere l’acqua, poi più tardi a legare le piantine di pomodori, a togliere le piante infestanti e a fare due chiacchiere con i volontari degli orti vicini. Verso sera un’ultima occhiata che fosse tutto a posto e pulito per il lavoro del giorno successivo.
E così, giorno dopo giorno, l’estate arriva al termine, inizia l’autunno e con i primi freddi anche il tirocinio del signore molto saggio sta per finire. Il termine del tirocinio all’orto coincide anche con la fine del periodo di accoglienza dell’uomo saggio; come spesso accade ci si perde di vista. Rimane un ricordo speciale di quell’incontro.
Carissimo uomo saggio, ovunque tu sia adesso, mi sento solo di dirti grazie.