di Enrica Fabbris coordinatrice del Centro SAI Sammartini

I bambini crescono e un giorno, all’improvviso, si ritrovano nel bel mezzo della preadolescenza, quella fase della vita esplosiva, piena di energie ed eccessi, densa di cambiamenti, novità, emozioni che sembrano incomprensibili e che disorientano. Succede dappertutto… anche al centro Sammartini, dove da qualche tempo il numero dei bambini e dei ragazzi presenti è aumentato considerevolmente.
E così un gruppetto di preadolescenti si è ritrovato a condividere gli spazi dell’abitare e il tempo del crescere, nello stesso luogo, nello stesso momento, in un centro improntato a lavorare per l’integrazione sul territorio, che ha iniziato a sperimentare alcune criticità nella gestione del quotidiano: difficoltà nella convivenza con gli ospiti adulti, nella relazione dei ragazzi tra loro e nella capacità fisica della struttura di ospitarli e contenerli. Perfino i muri, i rivestimenti, le infrastrutture hanno sentito fin da subito il contraccolpo della presenza di questi giovani, così ingombrante, rumorosa, energica, esuberante, stracolma di emozioni, spesso anche di rabbia, difficili da leggere e contenere…

In équipe ci siamo molto interrogati su come accompagnare e sostenere i ragazzi e le loro mamme in questa fase della vita e della crescita, delicata per tutti i giovani del mondo, ma forse a maggior ragione per chi si trova a viverla in un Paese che non è il proprio, in un centro di accoglienza, immerso allo stesso tempo nella propria cultura famigliare e in quella italiana, talvolta profondamente diverse.

Abbiamo chiesto aiuto all’Istituto Europeo di Psicotraumatologia e Stress Management, ente che ci segue per la supervisione, e con il supporto della

dottoressa Carola Maragnoli abbiamo avviato un laboratorio sulle emozioni. La specialista ha incontrato prima le mamme, poi i ragazzi, all’inizio individualmente e poi in piccoli gruppi con gli educatori di riferimento. La psicologa ha proposto ai ragazzi di usare materiali vari, per dipingere le emozioni, assegnare loro un colore e un nome, imparare a riconoscerle, nominarle, maneggiarle con cura per renderle meno esplosive. Ha chiesto loro di raccontare cosa genera in loro paura, cosa li rende tristi o felici, e poi li ha invitati a scegliere e descrivere i luoghi del centro che danno gioia, come ad esempio la sala giochi. Ha poi utilizzato tecniche di mindfulness e rilassamento con la musica, invitando tutti i partecipanti, madri e figli, a scegliere un brano musicale che li aiutasse a rilassarsi. Così qualcuno ha scelto musica turca suonata al pianoforte e qualcuno una moderna canzone rap.

I ragazzi non hanno perso un appuntamento, incoraggiati e sostenuti sia dalla psicologa che dagli educatori, e hanno seguito tutto il percorso, fino all’ultima tappa, sabato 5 giugno 2021.
Ci siamo raccolti insieme in cerchio sull’erba, attorno ad una ciotola in cui depositare le cose belle della giornata, attorno ad un piccolo libricino personalizzato con i lavori artistici dei ragazzi, attorno a un piccolo laboratorio di giardinaggio: ogni ragazzo ha messo a dimora una piantina aromatica, con il compito di imparare a prendersene cura e a condividerne le foglie, il profumo e il sapore con gli altri, così come aveva sperimentato la cura delle proprie emozioni durante il laboratorio.
L’emozione e la soddisfazione erano grandi, come la fatica a stare seduti tranquilli in circolo, a rispettare i turni di parola, a gestire la specificità dei libricini e la competizione per piantare la pianta più fiorita. 
Tensioni, slanci verso le vie di fuga, incursioni di tablet, incursioni di madri apprensive, caldo, zanzare, spinte, sguardi, riprese… emozioni. Tutto ricomposto nella partita di calcio finale, tanto aspettata e desiderata, dove nelle regole conosciute e condivise dello sport ciascuno ha ritrovato il proprio giusto posto.