di Salvatore D’Ambrosio, referente alla redazione del Bilancio Sociale

Il Bilancio sociale, secondo le Linee guida, deve offrire un’informativa non ottenibile a mezzo della sola informazione economica contenuta nel bilancio di esercizio. Da questo punto di vista, viene richiesto, ad esempio, di differenziare i contributi ricevuti sulla base della loro provenienza pubblica o privata e di fornire specifiche informazioni sulle attività di raccolta fondi.
Particolarmente significativa è la riclassificazione del bilancio d’esercizio.
Riclassificare il bilancio significa disporre le voci che lo compongono in un ordine differente, in base alle informazioni che si intende mettere in evidenza. In estrema sintesi, nel bilancio cosiddetto “civilistico”, cioè quello che viene approvato e depositato, si vogliono evidenziare: la capacità della Cooperativa di far fronte ai propri impegni attraverso il proprio patrimonio (stato patrimoniale), il volume della sua produzione e il suo equilibrio rispetto ai costi (conto economico).
In ambito di rendicontazione sociale, l’ottica muta. La Cooperativa è un’organizzazione che, utilizzando una serie di risorse (costi “esterni”), cerca di rispondere agli interessi, oltre che degli utenti, di diversi soggetti, sia esterni che interni:

  • le persone operanti in cooperativa (soci, lavoratori, ecc.) ai cui bisogni risponderà erogando delle retribuzioni
  • l’ente pubblico, ai cui interessi corrisponderà attraverso imposte e tasse
  • i finanziatori (le imprese bancarie), a cui corrisponderà attraverso gli interessi finanziari
  • la comunità e il no-profit, a cui corrisponderà attraverso donazioni, partecipazioni, ecc.

In quest’ottica, il costo del personale, considerato tale a livello civilistico, è visto come una distribuzione di ricchezza per i lavoratori in forma di retribuzione.

Per stabilire quale sia la ricchezza prodotta e distribuita dalla Cooperativa, in ottica di rendicontazione sociale, abbiamo sottratto dal valore della produzione (o totale dei ricavi), i costi esterni, finanziari e differiti. Quello che rimane, il 65,33% del totale dei ricavi, è il valore aggiunto, cioè la ricchezza effettivamente prodotta nell’anno e che viene distribuita ai vari soggetti (tra i quali spicca il 63,16% distribuito alle persone che operano in Cooperativa). In altre parole, per ogni euro “incassato” dalla Cooperativa, vengono distribuiti 63,16 centesimi ai lavoratori, 1,77 centesimi all’ente pubblico, 0,5 centesimi ai finanziatori, e così via. Per “ricchezza trattenuta dalla Cooperativa” si intendono gli eventuali utili (con segno +) o perdite (con segno -).

Se vuoi approfondire questi temi consulta il capitolo 6 del Bilancio Sociale 2020.