Ho iniziato a fare il Ramadan quando avevo 12 anni ed ero ancora in Tunisia. […]
A 14 anni diventi adulto e devi fare il Ramadan giusto, devi lavorare anche se non mangi di giorno. […]
In Tunisia si mangiano cose buone, dopo cena si esce con gli amici a scoppiare i petardi, trovi tutta la città in piedi fino alle 4 del mattino. Qua in Italia non si sente che il tempo è lento. Alcuni paesi hanno il tempo corto, ma alcuni paesi hanno il tempo lungo, lento. Quando non hai nulla da fare il tempo passa lento. Qui a Milano il tempo è veloce, arriva subito la sera. C’è la scuola, il lavoro, il corso di italiano, gli amici, i contatti social con la famiglia, il tempo passa subito. […]
Il Ramadan ha un gusto, perché stai con gli amici, i parenti, persone che qui non ci sono. Però ci sono i social e il telefono e anche lontano puoi sentire il gusto del Ramadan. (M. – 15 anni)

Il fenomeno dell’emigrazione transnazionale di minori è ad oggi ancora poco studiato e conosciuto.
Tra le pareti e le stanze della comunità Il Seme ci troviamo tutti i giorni a condividere con i ragazzi il loro difficile compito di ridare significato e tenere insieme passato e presente, qui e altrove: c’è il legame con la famiglia e il territorio di origine, c’è la vita di comunità, con altre persone che non si sono scelte, c’è da imparare l’italiano in un luogo che è una Babele di lingue, ci sono le canzoni e le immagini dei media che parlano del mondo dei loro coetanei italiani…
Tra le pareti e le stanze della comunità ogni giorno ascoltiamo decine di storie e narrazioni fatte di volti, parole, lingue diverse, musica, silenzi, immagini, sogni, realtà.

E abbiamo deciso di provare a raccontarle attraverso le voci e le immagini dei ragazzi, insieme a loro, veri autori e sceneggiatori del nostro film.
Vogliamo realizzare un documentario con un taglio antropologico, che possa raccontare la storia personale e la biografia dei ragazzi che ospitiamo, il loro viaggiare e spostarsi da un luogo all’altro, nel tempo e nello spazio, e come questo essere altrove modifichi il loro modo di pensare, immaginarsi.
Perché per loro rimettere in gioco tutti gli elementi significa arrivare a qualcosa di diverso da quello che c’era prima, ma anche diverso da quello che si immaginavano, fino a trovare un nuovo baricentro.

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