di Serena Gentilomo e Marcelo Montalvo, educatori delle comunità La Soglia di Casa e Casa dell’Amicizia

Quando alla Cooperativa è arrivata la richiesta di partecipare alla Milano Marathon per raccogliere fondi a favore del progetto Me.Te.Ora qualcuno ha pensato di chiedere ai ragazzi ospiti delle comunità MSNA di correre. E già, anche ai loro educatori!
Siamo partiti con entusiasmo con i preparativi, poi qualche variabile imprevista: Fabio, che avrebbe dovuto allenarci, si è infortunato, la quotidianità ci ha un po’ travolto con la sua solita frenesia e la luna ci ha messo del suo, perché l’inizio del mese di Ramadan cadeva proprio il giorno prima della corsa e i ragazzi avrebbero dovuto correre senza poter bere né mangiare. Ma non ci siamo fatti abbattere.

Abbiamo deciso di portare sulle spalle le bandiere dei Paesi di provenienza dei ragazzi ospiti delle nostre comunità. Abbiamo raccontato loro del Progetto Me.Te.Ora, ma per la loro età e per le loro esperienze era la prima volta che sentivano parlare di una raccolta fondi legata a una maratona, così non è stato facile renderli pienamente consapevoli del significato di quello che stavano facendo. Ma è stato comunque importante: avevano voglia di correre per Milano, hanno corso per loro stessi, nonostante la fatica e il digiuno. E in fondo è così: inizi a correre per te stesso e poi arrivi a correre per qualcuno o qualcos’altro.

Durante la corsa i ragazzi hanno vissuto concretamente l’esperienza di essere insieme a tante altre persone, che correvano per lo stesso motivo, hanno vissuto l’emozione dell’arrivare al traguardo, hanno percepito e sperimentato la solidarietà e il supporto reciproco, anche tra estranei e persone che non si conoscevano. Hanno visto altri ragazzi che correvano, come loro, si sono sentiti parte di un progetto più grande, nel quale tutti erano uguali, allo stesso livello: partecipando alla maratona hanno potuto vedere una comunità viva, unita, un volto della città molto diverso da quello che si vede di solito, quando la gente in metropolitana è tutta concentrata sul proprio telefonino.

Mina, uno dei ragazzi che ha corso con noi, alla sera ci ha detto “Grazie!”.
Aveva vissuto una giornata bella, piacevole. Quando viviamo esperienze positive, spesso non riusciamo a comprendere fino in fondo in quel momento che cosa ci stiamo portando a casa, ma in qualche modo ci rendiamo conto che il nostro bagaglio è un po’ più ricco. Mina è riuscito a verbalizzarlo, ha capito che quell’esperienza ha lasciato un segno.

Anche per noi educatori delle comunità di via Falck, partecipare alla maratona è stato importante: è stata l’occasione per conoscere altri colleghi, coordinatori e responsabili che lavorano in Cooperativa, per conoscere meglio la “famiglia” di Farsi Prossimo, che nella quotidianità rischiamo di non percepire. Partecipare a un evento di questo genere che ha coinvolto proprio tutti, in modo informale, è stato bello e prezioso anche per riflettere sul nostro ruolo all’interno della cooperativa, per scoprire che può essere diverso. E certamente è stato prezioso per il lavoro che facciamo, con i ragazzi, con la comunità, non solo quella in cui li accogliamo, ma anche quella più grande in cui li accompagniamo ad inserirsi.

E… dobbiamo ammettere che non credevamo di riuscire a finire la maratona, eppure ci siamo detti che dovevamo correre fino alla fine anche per i ragazzi, per onorare il loro impegno, e così ce l’abbiamo fatta! Ora l’attestato di partecipazione è appeso in bacheca in comunità… e siamo già pronti per la prossima sfida!