di Francesca Volonté, assistente sociale di Casa Suraya

Cara biblioteca di Lampedusa,
mi chiamo Francesca, sono un’assistente sociale e lavoro in un Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo a Milano.

È da Casa Suraya che stiamo consegnando a voi questi quadrati di lana colorati affinché, con ago e filo, possiate unirli alla coperta di Yusuf che custodite all’interno della biblioteca, in Via Roma.
Quest’estate, dopo averlo a lungo sognato, sono finalmente riuscita a trascorrere una settimana a Lampedusa; i giorni trascorsi sull’isola non sono stati una semplice vacanza…
Ho ritrovato racchiuso nelle parole di Davide Enia e del suo “Appunti per un naufragio” tutto ciò che Lampedusa ha significato per me:

“[…] Questo scoglio in mezzo al mare è diventato un simbolo, forte, ma al tempo stesso sfuggente […]
Lampedusa stessa è oggi una parola contenitore: migrazione, frontiera, naufragi, solidarietà, turismo,
stagione estiva, marginalità, miracoli, eroismo, disperazione, strazio, morte, rinascita, riscatto”.

Lampedusa è commovente.
Lampedusa è molto più di un luogo.
Personalmente ne ritrovo la bellezza e la speranza ogni giorno nel volto delle persone che accogliamo nel centro; Casa Suraya è, in un certo senso, la “mia” Lampedusa in continente!

È a partire da queste emozioni e riflessioni che prende vita, grazie alla disponibilità dell’équipe di Casa Suraya e della Cooperativa Farsi Prossimo, ma, soprattutto, delle ragazze accolte e della preziosa presenza della volontaria Anna, l’idea di contribuire a rendere ancora più calda e accogliente la Coperta di Yusuf.
Nel mese di ottobre, in occasione del decimo anniversario del naufragio del 3 ottobre 2013, abbiamo presentato il nostro progetto: un piccolo segno concreto e simbolico allo stesso tempo per non dimenticare chi ha dovuto rinunciare per sempre al sogno europeo attraverso il lavoro di chi, invece, a Lampedusa è riuscita ad approdare.
Lampedusa come tappa di un viaggio ancora più lungo forse non ancora concluso.
Consapevoli che:

“Le nostre parole non riescono a cogliere appieno la loro verità. Possiamo nominare la frontiera, il momento
dell’incontro (…). Le nostre parole possono raccontare di mani che curano e di mani che innalzano fili spinati.
Ma la storia della migrazione saranno loro stessi a raccontarla, coloro che sono partiti e, pagando un prezzo
inimmaginabile, sono approdati in questi lidi”.

Grazie per quello che fate, per l’impegno costante a fare memoria, affinché nessuna vita sia dimenticata.

Francesca e l’équipe di Casa Suraya

Per maggiori informazioni:
IBBY, la biblioteca civica di Lampedusa
“La coperta di Yusuf”